Visitare Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone

Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone: una residenza nobile poco conosciuta

La città laziale di Valmontone è nota ai romani (e non solo) soprattutto per il Valmontone Outlet e per l’altrettanto famoso Parco Rainbow Magicland, apprezzato dalle famiglie con bambini e da tutti coloro che amano divertirsi con giostre ed ambientazioni a tema. Molti attraversano Valmontone in uscita dall’omonimo casello autostradale per raggiungere i vicini castelli romani e sono davvero pochi quelli che si fermano a visitare Valmontone.

E a dir la verità, anche noi non ci eravamo mai soffermati troppo a ‘prendere confidenza‘ con questa cittadina della provincia di Roma prima di partecipare alla visita guidata del Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone, organizzata dall’Associazione Cornelia e dalla Rete delle Dimore storiche del Lazio nell’ambito dell’evento diffuso “Arte del Bere – Le Dimore del Vino“.

Una visita gratuita, per di più, ed accompagnata da una degustazione di vini e prodotti tipici locali, che ci ha fatto conoscere meglio la storia e le vicende del Palazzo e della stessa città.

Qualche cenno sulla storia di Valmontone

Valmontone ed il suo territorio sono stati abitati fin dall’antichità anche per la sua favorevole posizione lungo la via Casilina, una delle strade che fin dal tardo impero romano mettevano in collegamento le campagne con l’Urbe.

Tuttavia dell’antica Valmontone – ed anche della Valmontone medievale – non resta quasi più nulla, ad eccezione appunto del grande palazzo principesco e della vicina Collegiata dedicata all’Assunta, perché nel 1944,  durante il periodo più buio della seconda mondiale, la città venne rasa al suolo dalle fortezze volanti alleate: vicinissima alla città corre la ferrovia, che da sempre rappresenta un obiettivo strategico per tagliare collegamenti (e rifornimenti) ai nemici.

Palazzo-Doria-Pamphilj-di-Valmontone-fuga-di-stanze

Palazzo-Doria-Pamphilj-di-Valmontone-fuga-di-stanze

Palazzo Doria Pamphilj ed il sogno di una città ideale

Impossibile non notare il Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone: sorge proprio sul colmo della collina attorno cui si è sviluppata la città, e visivamente è davvero notevole: un po’ palazzo nobiliare, un po’ fortezza, ha una forma squadrata e possente, con la facciata avorio scandita da numerose finestre rettangolari, quadrate e ovali rese ancor più evidenti da cornicioni scuri.

Il palazzo è un unicum con la Collegiata di Santa Maria dell’Assunta, che letteralmente si fonde con uno dei lati minori dell’edificio.

La storia del Palazzo va di pari passo con quella della famiglia Pamphilj prima e Doria-Panphili poi. Tuttavia bisogna fare un passo indietro, quando Valmontone era feudo dei Principi Barberini i quali, per primi, decisero di costruire un palazzo nobile in quella che oggi è la zona ovest dell’attuale Palazzo. Solo nel 1651 il feudo di Valmontone viene acquistato dal principe Camillo Pamphilj per concretizzare il suo sogno di erudito di dare vita ad una città ideale, che si sarebbe dovuta chiamare “Città Pamphilia”.

Il progetto era davvero ambizioso e prevedeva un totale rinnovamento del borgo secondo i più moderni criteri architettonici. Tra i primi lavori che Camillo Pamphilj avviò, vi fu la demolizione del Castello Barberini per consentire la costruzione dell’attuale Palazzo, fece costruire una strada per collegarlo al resto del borgo ed ingrandì la piazza del paese.

Il suo sogno terminò nel 1666, con la sua morte, anche se l’erede Giovanni Battista Pamphilj proseguì in parte i lavori, tra cui la costruzione della Collegiata dell’Assunta che prese il posto di una preesistente chiesa romanica.

Palazzo-Doria-Pamphilj-di-Valmontone-la-piazza

Palazzo-Doria-Pamphilj-di-Valmontone-la-piazza

Un rapporto saldo tra Valmontone ed i nobili Doria Pamphilj

Il rapporto tra i Principi Doria Pamphilj e il borgo è sempre stato molto stretto, con opere a favore degli abitanti e investimenti nel settore agricolo e artigianale: è grazie ai Pamphilj se a Valmontone, fino al 1800, era attiva la coltivazione del gelso e l’allevamento del baco da seta, con tanto di piccola officina per la lavorazione della seta prodotta.

Altrettanto furono vicini ai bisogni della cittadinanza dopo il  già citato bombardamento, quando consentirono che i tanti sfollati rimasti senza casa utilizzassero le stanze ancora agibili del Palazzo come rifugio e abitazione. E di stanze il Palazzo ne poteva contare davvero tante: ben 365, come i giorni dell’anno.

Le grandi sale vennero suddivise con tramezzi o tende, vennero allestiti focolari (ed è grazie al fumo che ha annerito gli affreschi dei soffitti e a qualche controsoffittatura fatta per ottenere più spazi abitabili che le opere d’arte si sono salvate), alcune porte murate. Per decenni il palazzo nobile divenne un alveare in cui uomini e donne trascorrevano la loro esistenza, in attesa di avere una casa vera.

I bombardamenti colpirono anche il Palazzo, certo, sebbene solo parzialmente. Forse la vicinanza con la Collegiata lo salvò, chissà. Tuttavia, a distanza di tanti annidagli eventi bellici, se si entra nel cortile interno e si guarda a sinistra si vede ancora ben evidente una porzione di edificio semi-diroccata ed annerita dal fumo degli incendi. Pare che la ristrutturazione sia un onere troppo grande per il Comune e quindi resta così, muto e terribile, a ricordarci gli orrori della guerra.

Palazzo-Doria-Pamphilj-di-Valmontone-affresco

Palazzo-Doria-Pamphilj-di-Valmontone-affresco

La visita guidata di Palazzo Doria Pamphilj

La visita guidata a cui abbiamo partecipato si è soffermata essenzialmente sul piano nobile del Palazzo (il primo) e sulle diverse sale restaurate nel corso degli ultimi anni, grazie a stanziamenti del Comune e a fondi europei.

Sono stati riportati al loro iniziale splendore gli affreschi che decorano i soffitti, piccoli capolavori dell’arte seicentesca, che furono realizzati in un breve periodo di tempo (tra il 1657 ed il 1661) da Pier Francesco Mola, Gaspard Dughet (cognato di Nicolas Poussin), il Borgognone (allievo di Pietro da Cortona), Giambattista Tassi, Mattia Preti e Francesco Cozza, tutti pittori abituati a lavorare per le nobili committenze romane. Non tutte le opere sono del medesimo valore, va detto, ma alcune sono davvero entusiasmanti!

Palazzo-Doria-Pamphilj-di-Valmontone-il-camerino-dei-continenti-lAmerica

Palazzo-Doria-Pamphilj-di-Valmontone-il-camerino-dei-continenti-lAmerica

Il percorso di visita

Si inizia il percorso visitando le stanze a sud dedicate ai quattro elementi naturali (aria, acqua, fuoco e terra) dove abbondano le allegorie ed i richiami alla mitologia classica con allusioni neppure troppo velate ai nobili committenti.

La sala del Fuoco è opera di Francesco Cozza, la sala dell’Aria (forse la più bella, con il susseguirsi delle allegorie dell’aurora, del giorno, della ser e della notte) è opera di Mattia Preti, la sala dell’Acqua è del Borgognone mentre la sala della Terra è di Giambattista Tassi.

E’ facile scovare negli affreschi, più o meno nascosti, i simboli dello stemma della famiglia Pamphilj: una colomba che porta nel becco due rami d’ulivo.

Dopo le quattro sale degli elementi – oggi utilizzate per celebrare matrimoni, eventi o per le sedute del consiglio comunale – si visitano 4 sale più piccole, con pareti e velature in stucco e il soffitto che negli affreschi celebra riprende il tema dei quattro continenti (e già, all’epoca in cui furono dipinti non si conosceva ancora il Continente australe!): America, Africa, Asia ed Europa, raffigurati come donne diversamente abbigliate ed inserite in un paesaggio più o meno selvaggio.

La nostra guida ci ha dato una chiave di lettura molto interessante legato agli abiti che indossano i Continenti:

  • l’America è seminuda in quanto continente ancora non completamente civilizzato, tiene in mano un arco ed una freccia e sullo sfondo si vede una tenda con alcuni uomini a torso nudo;
  • l’Africa, continente già conosciuto e con cui avvenivano da secoli scambi commerciali, pur essendo ancora discinta indossa un abito più strutturato, ai suoi piedi ha un covone di grano ed accanto un leone;
  • l’Asia ha un abito molto ricco che rende omaggio alla sua saggezza millenaria, tiene in mano un turibolo d’incenso e alcuni rami verdi. L’animale che le è associato è il cammello;
  • l’Europa è raffigurata come la regina dei Continenti, con tanto di corona aurea in testa. Con un vestito regale, che si immagina di stoffe pregiate, è circondata dai simboli delle arti (la tavolozza), dell’architettura (il modellino di edificio), dell’abbondanza (la cornucopia) e della fede (la mitra papale) ed è affiancata da un cavallo dalla ricca bardatura.

A separare le sale grandi dalle piccole, la Sala del Principe, l’unica ad essere affrescata (da Gaspard Dughet) anche sulle pareti in un gioco di trompé l’oeil che la rende simile ad un giardino invernale. Una balaustra dipinta corre a metà parete, da cui si affacciano le figure dei Pamphilj come in un gioco infinito in cui si guarda e si è guardati.

Attualmente sono in restauro altre sale del piano nobile, tra cui la cappella privata, ma al momento non sono visitabili.

Il Palazzo prenderà la denominazione di Doria Pamphilj a seguito del matrimonio di Anna Pamphilj con Andrea III Doria Landi nel 1671.

Palazzo-Doria-Pamphilj-di-Valmontone-la-sala-del-Principe

Palazzo-Doria-Pamphilj-di-Valmontone-la-sala-del-Principe

Un brindisi nella sala del Principe

Al termine della visita (circa un’ora di tempo), nella Sala del Principe abbiamo avuto il piacere di essere introdotti alle specialità gastronomiche locali dallo Chef Stefano Bartolucci, del Ristorante RossoDiVino di Valmontone.

Tra gli assaggi, una buonissima ricottina con miele locale, un panino con la porchetta prodotta nel territorio e un assaggio di gnocchi di tritello, una pasta poverissima (acqua e farina di tritello) inserita dal Ministero delle politiche agricole tra i prodotti agroalimentari tradizionali, che viene condita con acciughe, pomodori, noci e prezzemolo.

Considerato che in questo evento l’arte ed il vino sono strettamente interconnessi, il brindisi finale sulle note fruttate ed intense sprigionate da un calice di Giacobbe, vino Cesanese di Olevano Romano Superiore DOC, è stato la degna conclusione di un bel pomeriggio di turismo slow.

Maggiori informazioni:

  • Il piano nobile di Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone è  parte del Museo della città, che ha anche una sezione archeologica. Sempre nel Palazzo è ospitata la biblioteca e l’archivio civico
  • Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone è proprietà comunale (venne ceduto dal Principe Don Alfondo Pamphilj) e gli spazi museali sono aperti gratuitamente dal martedì alla domenica con orario 9-13 e 16-20.
  • Link al comune di Valmontone: https://www.comune.valmontone.rm.it/
Palazzo-Doria-Pamphilj-di-Valmontone-la-sala-dellaria

Palazzo-Doria-Pamphilj-di-Valmontone-la-sala-dellaria

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

0 Comments

No comments!

There are no comments yet, but you can be first to comment this article.

Leave reply

<