Visitare il palazzo della FAO, l’istituzione contro la fame nel mondo

Le aperture straordinarie di palazzi, enti e istituzioni che Open House Roma (di seguito, OHR) organizza sono occasioni da non perdere per conoscere da vicino realtà altrimenti difficilmente avvicinabili. L’architettura è il filo rosso che collega le decine e decine di luoghi romani che – per due giorni – aprono gratuitamente a chiunque abbia interesse a visitarli (al più serve una prenotazione). Non è la prima volta che approfittiamo di questo evento e se vi ricordate, grazie a OHR abbiamo visitato l’ ex pastificio Pantanella. Potevamo farci scappare questa ghiottissima occasione? Per il 2019 le possibilità di visita erano davvero infinite e la scelta non è stata per nulla facile. Alla fine, abbiamo focalizzato la nostra attenzione su un tour di un quartiere creativo e culturalmente effervescente (Torpignattara), sulla visita dell’Agenzia Spaziale Italiana. In più, abbiamo colto l’occasione di visitare il palazzo della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’agricoltura.

Visitare il palazzo della FAO

Volevamo visitare il palazzo dell FAO da tanto tempo e sebbene non sia così impossibile farlo (alla fine del post vi do qualche indicazione utile), le visite sono riservate solo ai gruppi organizzati e non ai singoli visitatori. Quindi, sfidando il tempo che minacciava burrasca (e che invece ci ha regalato un tramonto niente male), senza nemmeno pranzare ci siamo messi in fila per visitare il palazzo della FAO e abbiamo passato i controlli di sicurezza (in tutto e per tutto uguali a quelli di un aeroporto).

Per l’occasione alcuni dipendenti in pensione  avevano indossato l’abito dei ciceroni volontari e dopo averci accolti ci hanno accompagnato lungo un esauriente tour per scoprire le principali sale, la collezione di opere d’arte – donate dai Governi degli Stati membri – conservate nel palazzo e ci hanno illustrato il funzionamento, le attività e le missioni istituzionali della FAO. Alla fine del tour, ci aspettava poi una sorpresa di grande impatto paesaggistico.

Un breve inciso per capire cosa è la FAO e di cosa si occupa

La FAO è un’Agenzia delle Nazioni unite, intergovernativa e come tale gode di sovranazionalità. Ne fanno parte come membri, ad oggi, 194 Paesi oltre a due Paesi associati. Anche l’Unione Europea è parte della FAO in qualità di Organizzazione membro. Nasce il 6 ottobre 1945 nella città di Québec, in Canada ed inizialmente la sua sede fu a Washington (venne trasferita in Italia nel 1951). Compito della FAO è di operare per combattere la fame e la povertà, lavorando sul miglioramento dell’agricoltura e sul corretto uso delle risorse disponibili. La grande sfida che la FAO è chiamata a raggiungere è la realizzazione entro il 2030 dell’Obiettivo Fame Zero, uno degli obiettivi cardine che l’Onu ha adottato con l’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile. Il simbolo della FAO è una spiga di grano con i motto Fiat Panis.

Il Palazzo della FAO: l’architettura

Il palazzo della FAO si trova in una zona bellissima di Roma, tra l’Aventino, il Circo Massimo e le Terme di Caracalla e ci si arriva sia con il tram n. 3 che con la metropolitana (linea B, ha la fermata proprio sotto le scale di ingresso) ed è in realtà un complesso di edifici (6) collegati tra loro ed occupano un’area di oltre 4 ettari. Il progetto architettonico, come rivelano anche le forme ed i materiali usati, così simile a tanti altri “palazi del potere di Roma (Ministero degli affari esteri, Ministero dello sviluppo economico, la stessa Università La Sapienza solo per citarne alcuni)  – risale al 1938,  prima della seconda guerra mondiale, quando gli architetti Vittorio Cafiero e Mario Ridolfi vennero incaricati di costruire la sede di quello che sarebbe dovuto essere il Ministero dell’Africa Italiana. Il palazzo del Ministero non vide mai la luce e i lavori  si interruppero perché subentrò il conflitto mondiale per essere completato solo negli anni ’50.

La sala plenaria, la sala verde e la sala rossa

All’interno del Palazzo della FAO – che è immenso, noi ne abbiamo vista solo una minima parte – ci sono alcuni luoghi simbolo: uno di questi è la grande Sala Plenaria, destinata ad ospitare i vertici di alto livello e le riunioni più importanti con una capacità di più di 1.000 posti tra aula e tribune al primo piano; da segnalare un particolare controsoffitto in ceramica di 500 metri quadrati opera di Mirko Basaldella, che rappresenta allegorie del mare e del cielo e che dietro la funzione estetica ne ha una molto pratica perché maschera gli impianti di condizionamento.

Altre sale importanti per ampiezza e uso (sono destinate ai meeting più importanti ed affollati) sono la Sala Verde, caratterizzata dalle piccole bandierine corrispondenti  ai Paesi membri e la Sala Rossa, con i tavoli e le sedie disposti a cuneo. Il nome delle due sale deriva, molto banalmente, dal colore delle poltrone.

Le sale dei Paesi membri

Nella visita al Palazzo della FAO si ha la possibilità di entrare in alcune sale – più piccole delle precedenti – con una caratteristica specifica: la loro realizzazione è stata curata e finanziata da alcuni Paesi membri e ciascuna di loro ricalca, nelle decorazioni, nella forma o negli allestimenti, le peculiarità del Paese sponsor. Le sale dei Paesi membri sono dislocate in diverse zone del Palazzo della FAO e, a quanto ho capito, in totale sono 25. Nel corso del nostro tour ne abbiamo potute visitare alcune (le potete vedere nelle fotografie).

Una delle sale più piccole ma esteticamente molto belle è la Sala della Cina, costruita nel 1985 in occasione dei 40 anni dalla costituzione della FAO e ristrutturata nel 2015 con un interessante gioco di luci sul soffitto. All’ingresso, danno il benvenuto due grandi statue di leoni-draghi di ceramica cinese e una collezione di porcellane. La saletta è utilizzata dal direttore generale della FAO, il brasiliano José Graziano da Silva, per incontri istituzionali.

Molto scenografica e moderna la Sala dell’Etiopia, che utilizza essenze lignee ed ha una grande installazione di Adriano Nardi che raffigura all’interno di anelli concentrici dai colori accesi e vibranti gli elementi caratterizzanti della cultura etiope. C’è perfino disegnata una doppia elica del DNA, in quanto si ritiene che l’Etiopia sia stata la culla della civiltà umana.

Altrettanto fresca e moderna è la Sala delle Filippine, che usa il colore bianco e alcuni accenni di verde erba per richiamare le tipiche risaie del Paese. Una composizione fotografica ritrae i diversi aspetti artistici, economici, ambientali delle Filippine ed attraversa una delle pareti della sala, che sono ondulate e richiamano una risaia terrazzata.

La Sala dell’Iraq è introdotta dalla riproduzione di due bassorilievi assiri, i due leoni che decoravano la porta babilonese di Ishtar (gli originali sono conservati al Museo Pergamon di Berlino). La particolarità di questa sala è il suo design (interessanti le controsoffittature) e la sua dinamicità: può essere trasformata in poco tempo modificando la disposizione delle sedute.

Una menzione a parte la merita il nuovissimo centro sala multimediale finanziato dagli Emirati Arabi e donato alla FAO dallo Sceicco Zayed nel 2012: si trova nell’atrio centrale tra i due edifici principali ed è un grande nido di acciaio blu e vetro con le palme quale motivo ricorrente e comune alle principali religioni del Mondo. E’ moderno, funzionale, elegante e quasi avveniristico e all’interno un parallelepipedo rosso – detto “la roulotte” – ospita le strumentazioni tecniche e la regia. Può ospitare 170 persone ma è estremamente versatile: le poltrone  possono essere fatte sparire in poche ore e la sala trasformata in studio di registrazione, sala per concerti, luogo di eventi.

Gli spazi della FAO sono assimilabili ad una immensa galleria d’arte: le opere d’arte donate dai Paesi membri sono davvero tante e si va da reperti romani (alcuni rinvenuti durante i lavori di ampliamento della sede istituzionale, mentre il bassorilievo nell’atrio è stato donato dal Presidente della Repubblica Italiana) ad opere contemporanee di grande spessore, come il dipinto l’ “Autunno” dello svizzero  Giovani Giacometti (1920), un quadro a cui è difficile rimanere indifferenti per il significativo uso del colore, delle luci ed il soggetto ritratto (la raccolta delle mele, che a me ha donato sensazioni di ricchezza e prosperità).

Altro dipinto che non lascia indifferenti è “La Creazione” del cubano Pedro Pablo Oliva. All’interno della Sala verde sono ospitate sculture in bronzo di Giò Pomodoro e c’è perfino una statua opera dell’attrice-scultrice Gina Lollobrigida, che nel 1999 è stata nominata ambasciatrice di buona volontà della FAO.

La terrazza panoramica

Visitare il palazzo della FAO senza salire sulla sua terrazza sarebbe come andare a Roma e non visitare il Colosseo: ed infatti alla fine del tour artistico-architettonico, la sorpresa di poter salire sulla terrazza – dove si trova anche la mensa dei dipendenti – è stata graditissima. Il motivo dell’entusiasmo è presto detto: dalla terrazza si ha una vista magnifica sul centro di Roma, sull’Aventino, sul Palatino, sul Colosseo, sul Circo Massimo, su Caracalla e si arriva perfino a vedere bene la cupola di San Pietro. La visita non avrebbe potuto terminare nel modo migliore!

Come si può visitare il palazzo della FAO ed informazioni utili

  • Per visitare la FAO al di fuori di OHR dovete far parte di un gruppo. Le visite guidate, disponibili in inglese ed in italiano, durano circa 90 minuti e ci sono in due orari di partenza, alle 10.00 ed alle 15.00. Per prenotare la visita guidata di gruppo è disponibile un modulo su http://www.fao.org/about/visit-us/plan-your-visit/it
  • Per accedere all’interno del Palazzo della FAO è necessario esibire un documento di riconoscimento (carta d’identità, passaporto).
  • Alla fine della visita guidata si può accedere al bookshop della FAO, con libri tematici ed oggetti ed abbigliamento con il logo istituzionale
  • Il Palazzo della FAO si trova in Viale Aventino, 3.
  • Per maggiori informazioni consultare il sito della FAO, disponibile in arabo, cinese, inglese, francese, spagnolo e russo (le lingue ufficiali dell’Agenzia). No, non c’è in italiano e c’è un motivo: le lingue ufficiali sono quelle numericamente più parlate nel Mondo.
Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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