Visitare la Reggia di Carditello

Quest’anno l’Assemblea annuale  dell’Associazione italiana travel blogger, che si è svolta ai primi di settembre a Caserta, è stata arricchita da una serie di  esperienze sul territorio,  una più interessante dell’altra: visite guidate, trekking bucolici, immancabili e assai gradite degustazioni. Un itinerario davvero interessante è quello che ci ha portato a visitare la Reggia di Carditello, una delle ventidue ‘Reali delizie’ (ville, regge e palazzi reali) in uso alla Corte borbonica.

La tenuta di Carditello fu inizialmente proprietà di Re Carlo di Borbone ma è solo con il figlio Ferdinando IV che nel 1787 viene avviata la costruzione della piccola Reggia a cura di Francesco Collecini, allievo di Luigi Vanvitelli, lo stesso della Reggia di Caserta.

Re Ferdinando IV la usava come base per le frequenti battute di caccia al cinghiale ed alla selvaggina e assai di frequente vi trovava rifugio dalla rigidità della Corte per dedicarsi ai suoi svaghi (ehm, pare anche amorosi!)

Visitare la Reggia di Carditello: il casino reale di caccia

Visitare la Reggia di Carditello: il casino reale di caccia

Visitare la Reggia di Carditello: dove si trova

Situata nel Comune di San Tammaro, a circa 4 chilometri dal centro abitato, rispetto alla monumentale Reggia di Caserta la Reggia di Carditello appare assai piccola e spartana, più che altro una  tenuta di campagna seppur ricca e dall’architettura mirabile. Eppure possiede un fascino che solo pochi complessi monumentali possono vantare e, come vedremo più avanti, oggi è diventata un simbolo di riscatto per il territorio casertano.

Ho usato il termine tenuta non a caso: gli eleganti appartamenti riservati al sovrano e la Cappella reale dell’Ascensione non sono altro che una piccola sezione di quella che era una grandissima azienda agricola modello, un sistema complesso ed all’avanguardia che si estendeva per quasi 2.100 ettari.

L’architettura neoclassica, pur inserendo al centro del complesso il Casino di Caccia reale, lo affianca con stalle, edifici e magazzini destinati alle attività produttive.

Boschi, campi a seminativo, zone paludose, allevamenti di bufale da latte, utilizzo di attrezzature moderne e tecniche agronomiche all’avanguardia: la vastità della tenuta consentiva la convivenza delle attività di svago reali con quelle più prettamente produttive. E’ a Carditello che molto probabilmente è nata la prima mozzarella di bufala (o qualcosa di molto simile), oggi uno dei prodotti DOP di punta che identificano il territorio casertano.

Visitare la Reggia di Carditello: cupola della cappella reale

Visitare la Reggia di Carditello: cupola della cappella reale

Un esperimento illuminato

Nel complesso, fu un esperimento (riuscito) dell’illuminato sovrano di Napoli, che  considerò la Reggia di Carditello non solo una base comoda per le sue amate battute di caccia quanto un vero e proprio laboratorio di sperimentazione agraria, un’azienda modello in cui applicare metodi di coltivazione e di allevamento innovativi per la sua epoca, il contraltare agricolo della sua visione industriale anticipatrice che aveva trovato compimento nelle Reali seterie di San Leucio, considerate la fabbrica ideale.

Visitare la Reggia di Carditello (o, per essere precisi, il Real sito di Carditello) oggi significa trovarsi al cospetto di un monumento che sta rinascendo ed è ancora in progress: i restauri per riportarla al suo antico splendore non sono del tutto terminati – restano da completare i lavori per il ripristino degli appartamenti reali – tuttavia già così come appare ora permette di comprendere quanto l’edificio potesse essere magnifico e impressionare positivamente i nobili ospiti di Re Ferdinando.

Sostanzialmente era un edificio che doveva  rispondere ai desideri ed alle necessità maschili: sebbene la Regina Maria Carolina frequentasse la Reggia di Carditello, era soprattutto il Re ad utilizzarla.

Visitare la Reggia di Carditello: i cavalli di razza persana

Visitare la Reggia di Carditello: i cavalli di razza persana

L’architettura della Reggia di Carditello

Nell’ultima foto in basso di questo post appare la Reggia quasi nella sua interezza: si comprende la struttura della Reggia di Carditello, con al centro il casino di caccia del Re, una palazzina a due piani con terrazzo e belvedere. Dall’edificio principale si diramano poi due ali simmetriche a T, intervallate da palazzine squadrate, dove trovano spazio abitazioni, magazzini e scuderie.

Sobrie le decorazioni: le mura sono arricchite da lesene ed il terrazzo del casino di caccia mostra quel che resta di una collezione di  statue che rappresentano guerrieri muniti di elmo. Sulle pareti degli edifici che chiudono ai lati il complesso si trovano meridiane solari (nella duplice versione all’italiana ed alla francese) che consentivano ai contadini di conoscere con una certa precisione i tempi del lavoro.

Tutto lo spazio antistante è occupato da un enorme spazio ovale, un tempo in terra battuta ed oggi con un bel prato verde, scandito ai lati da due fontane con obelisco ed al centro da un tempietto neoclassico. A vederla oggi, non si immagina certo che questa piazza d’erba fosse una pista equestre,  destinata all’addestramento dei cavalli ed alle loro evoluzioni! E il tempietto era la postazione privilegiata da cui il Re poteva ammirare i suoi cavalli!

Visitare la Reggia di Carditello: il tempietto

Visitare la Reggia di Carditello: il tempietto

I cavalli di razza Persana

Tra le attività che venivano svolte presso la Reggia di Carditello vi era anche l’allevamento dei cavalli di Razza Persana, uno dei vanti dei Borboni. Una razza pregiatissima, nata da un incrocio tra stalloni turchi e fattrici di razza napoletana, ideale per l’uso militare: sono cavalli abbastanza irrequieti, complicati da addestrare, ma particolarmente apprezzati per la loro forza, agilità e resistenza.

I cavalli Persani di Carditello hanno seriamente rischiato di estinguersi: con l’Unità d’Italia e il subentro dei Savoia ai Borboni, gli allevamenti vennero chiusi ed i cavalli venduti, dispersi o incrociati e solo negli ultimi anni, grazie alla collaborazione con le scuderie Alduino di Ventimiglia è stato possibile reintrodurne l’allevamento presso la Reggia di Carditello.

Una curiosità legata ai ‘cavallini’ di Carditello (che abbiamo scoperto essere bellissimi e assai curiosi!): forse non tutti sanno che il  simbolo che identifica le Ferrari, il cavallino rampante, è proprio un Persano.

Dietro c’è una storia bella e commovente: il cavallino rampante fu lo stemma di Francesco Baracca, aviatore ed asso della Prima Guerra Mondiale ma ancor prima sottotenente di Cavalleria del Regio Esercito italiano.  Dopo la sua morte in battaglia, la madre di Baracca lo donò ad un giovane Enzo Ferrari, consigliandogli di metterlo sulle sue auto, sicura che gli avrebbe portato fortuna.

Visitare la reggia di Carditello significa conoscere le sue vicissitudini

Forse la presenza dei cavalli Persani porta davvero fortuna: dopo il loro allontanamento, la Reggia di Carditello perse il suo ruolo e i nuovi sovrani piemontesi – in genere  poco interessati a mantenere nel proprio patrimonio le fin troppo numerose proprietà ex borboniche  – la consegnarono al Demanio e nel 1920 entrò nella disponibilità dell’Opera Nazionale combattenti, che la mise in gran parte sul mercato, vendendo lotti di terreno e mobilio pregiato.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Carditello venne prima occupata dal comando delle truppe tedesche e a seguire dai militari americani, che contribuirono al suo declino.

Spogliata dai marmi, con gli affreschi bucolici e di caccia che abbellivano gli appartamenti reali ridotti in in cattivo stato di conservazione e le strutture agricole fatiscenti, la Reggia di Carditello ha vissuto nel secondo Novecento un lungo periodo di oblio e di degrado, in cui ha trovato terreno fertile la malavita organizzata, che ne ha utilizzato i terreni per sversarvi materiali inquinanti o pericolosi, come le 700 tonnellate di amianto che sono state rinvenute a pochi metri dall’ingresso principale.

Inutile girarci intorno: la Reggia di Carditello sorge in quella che un tempo era la Campania Felix , rigogliosa e fertile, poi trasformata dalla camorra in “Terra dei Fuochi” e il lavoro per riportarvi la legalità è stato lungo e complesso: solo nel 2016 è stata costituita la Fondazione Real Sito di Carditello a cui partecipano il Ministero dei Beni Artistici e Culturali, la Regione Campania e il Comune di San Tammaro ed il cui presidente è Luigi Nicolais.

Visitare la Reggia di Carditello: la meridiana

Visitare la Reggia di Carditello: la meridiana

La Fondazione, facendo leva su un processo di valorizzazione culturale ed imprenditoriale, sul supporto dei movimenti civici e strette collaborazioni con l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza, ha restituito all’uso pubblico la Reggia di Carditello.

Al momento, si può visitare la Reggia di Carditello nei suoi esterni e solo parzialmente gli interni: quando ci siamo stati noi era aperta la Cappella reale e parte degli sazi del piano terreno dove era in corso la mostra fotografica “Urbex – un viaggio nei luoghi dell’abbandono laddove la polvere del silenzio è la sospensione del tempo“.

Inoltre, nel boschetto di cerri accanto alla Reggia è stato allestito un punto relax e pic-nic, con accesso contingentato. Il boschetto, quasi a voler chiudere un cammino lungo che ha coinvolto uomini e donne di buona volontà, è stato intitolato a don Peppe Diana, il prete scout che è stato assassinato dalla camorra per il suo impegno in favore della legalità.

Carditello - Il bosco dei cerri

Carditello – Il bosco dei cerri

Visitare Carditello: il suo presente e il suo futuro

Oggi a Carditello vengono organizzati eventi pubblici come Jazz & Wine, appuntamenti musicali di richiamo, viene promossa la valorizzazione del sito ed oltre all’allevamento dei cavalli è stata avviata la produzione di miele, caffè, vino a marchio Carditello con uso di vitigni autoctoni Asprinio e Pallagrello.

Come afferma l’ing. Roberto Formato, Direttore della Fondazione Real sito di Carditello, “La missione di Carditello (…) si concentra sul ruolo sociale dei musei e dei siti culturali (…) favorendo la partecipazione della comunità non solo sul fronte culturale, ma anche in campo ambientale e di attivismo civico” (fonte: https://www.fondazionecarditello.org/website/inclusione/)

Alla Reggia di Carditello è possibile fare attività di ippoterapia, yoga, un percorso benessere nel bosco degli eucalipti e da qualche tempo vi è la possibilità di salire a bordo di una mongolfiera per un volo vincolato sopra la Reggia.

Il volo in mongolfiera ha un costo assolutamente sostenibile proprio per consentire a tutti di provare un’esperienza unica e attrarre visitatori nel sito di Carditello.

photo credits: Volare sull'Arte

photo credits: Volare sull’Arte

Ulteriori informazioni

  • Il sito di Carditello è aperto il sabato (16-19) e la domenica 10-18. E’ necessario il Green Pass. Biglietto di ingresso 3€. Per raggiungere il sito, in auto (parcheggio di fianco alla Reggia).
  • Volo in Mongolfiera: Volare sull’Arte – costo 15€ a persona per il volo vincolato.
  • La visita della Reggia di Carditello è stata organizzata grazie a Francesco Marzano di Reggia Outdoor una organizzazione perfetta della visita. Grazie!
  • Fondazione Real Sito di Carditello – via Carditello, 81050 – San Tammaro (CE).
  • Il nome Carditello molto probabilmente deriva dal cardo, pianta infestante che qui cresceva rigogliosa. La pianta è raffigurata anche in alcuni stucchi.

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

2 Comments

  1. Avatar
    LIA Maggio 12, 2023

    Buongiorno
    Sono interessata alla visita della reggia di carditello per domenica 14 maggio
    Mi da informazioni circa la disponibilità di posti, orario e costo.
    Noi siamo in 4
    Grazie
    Lia Terracciano

    Reply
    • Avatar
      Claudia Boccini Maggio 13, 2023

      Gentile Lia, noi non siamo un’agenzia di viaggi ne’ – tantomeno – gestiamo prenotazioni o altro. Il nostro è un sito di viaggi e culture, in rete dal 2011, in cui raccontiamo e condividiamo esperienze turistiche.
      Per prenotare una visita ed avere tutte le informazioni necessarie, le suggerisco di contattare direttamente la Fondazione del Real Sito di Carditello (ente che gestisce il bene culturale) e chiedere a loro. Trova il link in fondo all’articolo che ha letto.
      Grazie per averci e per aver apprezzato il bene culturale descritto!

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