La nuova opera di Laika è per le donne iraniane

Donne, diritti civili, lotta per la libertà: la nuova opera di Laika è contro il femminicidio e per la libertà delle donne iraniane

Il 25 novembre è una giornata all’insegna del colore rosso: rosso come il sangue delle centinaia di donne uccise da mariti, fidanzati, compagni. Uccise da uomini in quanto donne, per soddisfare un senso di possesso malato, perché non accettavano di dover restare imprigionate in situazioni affettive avvelenate.

Donne uccise da uomini per gelosia, rabbia, vendetta. Per un senso di inadeguatezza violento che alcuni uomini provano maschile dinanzi alle capacità ed all’indipendenza delle donne che invece vorrebbero sottomesse e perennemente ‘un passo indietro’.

La lotta al femminicidio richiede un percorso lungo e complicato, implica la punizione esemplare dei colpevoli da un lato e dall’altro un lavoro costante di educazione alla consapevolezza, iniziando dai bambini che un domani diventeranno uomini.

Nel frattempo, e di certo non a caso il 24 novembre 2022, il giorno prima della della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne,  è apparso a Roma la nuova opera di Laika 1954, per portare solidarietà alle tante donne che ancora devono lottare per i loro diritti fondamentali e ricordare allo stesso tempo le troppe donne uccise per mano di uomini che avrebbero dovuto essere compagni e complici di vita.

Chi è Laika 1954?

Laika è una street artist ed un attivista romana, una figura estremamente misteriosa nel panorama della street art. Anzi, più che artista lei si definisce una ‘attacchina‘, perché per esprimere la su arte predilige poster, adesivi, manifesti.

Nessuno conosce la sua vera identità e si espone al pubblico solo indossando una maschera bianca ed una parrucca rossa. Per evitare di essere riconosciuta parla attraverso un filtro che distorce la voce.

Ha iniziato ad ‘attaccare’ nel 2019 e nel tempo ha realizzato numerosi progetti di denuncia (l’assassinio di Giulio Regeni, gli sgomberi forzosi di case luoghi occupati, il conflitto russo-ukraino, i diritti civili tra i tanti).

Con l’orrore del femminicidio Laika si era già confrontata con l’opera del 2021 “Ogni tre giorni – If you were in my shoes”,  che mostra due scarpe rosse, di cui una che versa sangue e l’altra che diventa il rifugio angusto per una donna in preda al terrore.

La nuova opera di Laika

La nuova opera di Laika

La nuova opera di Laika

La sua nuova installazione romana è un poster apparso in una zona piuttosto frequentata, l’angolo tra Via Torino e Via Cavour (per chi non è di Roma: nella zona della Basilica di Santa Maria Maggiore) ed è un omaggio alle donne iraniane che lottano per il  riconoscimento dei loro diritti e della loro libertà e, implicitamente, a tutte le donne che credono nei propri ideali a costo della vita.

L’artista ha scelto non a caso la vigilia della Giornata contro il femminicidio per affiggere il suo poster, per poter “dire la mia su ciò che accade in Iran, per supportare le donne che lottano contro il regime islamico, per la loro libertà, a costo della vita. Ho simbolicamente affisso l’opera lungo il percorso della manifestazione nazionale, di sabato 26 novembre 2022, organizzata dal movimento ‘NON UNA DI MENO’ per dedicarla a tutt* coloro che scendono in piazza. Non c’era cornice più adatta”, ha dichiarato la street artist.

Nel poster di Laika è raffigurata una donna dai lunghi capelli neri che danzano nel vento, l’azzurro dell’abito che contrasta con il fondo color salmone in cui compaiono sovrapposti lo stemma della Repubblica Islamica dell’Iran ed il simbolo delle donne (il cerchio con la croce in basso).

Saltano agli occhi le scritte in persiano e l’ hijab insanguinato lasciato fluttuare nell’aria, su cui compare la scritta “Non una di meno”. Quella ritratta da Laika è una donna coraggiosa, non sottomessa, che ha strappato le catene di un regime fondamentalista che vuole le donne sottoposte al potere patriarcale asfissiante.

Ed il suo non vuole essere un attacco all’Islam, “ma ad uno stato che impone la religione come legge. Ogni donna iraniana deve essere libera di credere o non credere, indossare o togliere il velo. Libera dalle discriminazioni e dalle paure, e soprattutto libera di vivereDa Teheran, alle città curde del nord, passando per l’Afghanistan fino a Roma… “basta guerre sui nostri corpi”, basta violenza, morte e paura. A Mahsa Amini, Nasrin Ghadri, a tutte le donne che non ci sono più e a tutte quelle che ogni giorno lottano: Donna, Vita, Libertà!”, ha concluso Laika.

(Ringrazio Gargiulo & Pollici Communication per le informazioni sulla nuova opera di Laika)

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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