Museo del caffè Bontadi: la torrefazione più antica d’Italia

Il Museo del Caffè Bontadi a Rovereto: una visita interessante per conoscere la storia della torrefazione in Italia

Lo sentite che buon profumo di caffè? Al Museo del Caffè Bontadi – o meglio, alla CO.BO COllezione BOntadi, a Rovereto – l’aroma del caffè è una presenza costante che permea le sale espositive, è la cifra olfattiva che accompagna i visitatori nel lungo viaggio di scoperta della storia della torrefazione in Italia e nell’evoluzione del gusto e delle abitudini sociali.

Di storie da raccontare il Museo del Caffè Bontadi ne ha davvero tante, perché  la torrefazione di Rovereto è la più antica d’Italia. O, meglio, la torrefazione esisteva quando ancora l’Italia era solo una astrazione geografica suddivisa in Stati, Regni e Granducati e una buona parte del territorio… non era certo italiano!

La Torrefazione Bontadi nasce infatti a Rovereto  nel 1790 e da allora è stata una lunga, incontenibile corsa attraverso i secoli fino ad arrivare fino ai nostri giorni di quella che era una piccola impresa familiare, oggi un’azienda moderna ed al passo con i tempi, che offre alla sua clientela caffè provenienti da piantagioni selezionate con cura ed utilizza apparecchi in grado di garantire un ciclo produttivo di altissimo livello qualitativo.

Dalla passione per le macchine del caffè e per tutto ciò che ruota attorno al mondo della torrefazione, oltre che da una collezione non indifferente di oltre 300 pezzi, nasce l’idea della Collezione Bontadi, una raccolta museale che racconta la vicenda imprenditoriale della Torrefazione Bontadi (ora di proprietà di Stefano Andreis, che l’ha rilevata da Remo Bontadi, ultimo esponente della famiglia).

La visita del Museo del Caffè Bontadi è davvero interessante, è una passeggiata nel tempo e nell’evoluzione del gusto e dopo una breve introduzione sull’origine del caffè, sui luoghi di produzione e sulle qualità coltivate (due: robusta e arabica) ci si immerge nel mondo delle macchine e degli strumenti necessari per preparare la bevanda tanto amata.

Museo del caffè Bontadi: una vecchia macchina per tostare il caffè (si intravedono anche dei 'tostini')

Museo del caffè Bontadi: una vecchia macchina per tostare il caffè (si intravedono anche dei ‘tostini’)

Fino all’avvento delle moderne tecniche e macchinari di torrefazione, il caffè crudo – prodotto che per il suo costo di importazione e lavorazione ha inizialmente avuto una diffusione limitata alle classi più abbienti – veniva tostato in casa utilizzando il ‘tostino’, una sorta di boule in rame forato dove venivano inseriti i chicchi di caffè e che poi veniva messo a scaldare sulla brace e girato di frequente. Un metodo che richiedeva grande attenzione e non erano poche le volte in cui il caffè ottenuto aveva un sapore bruciato e di certo poco piacevole.

Anche i metodi di preparazione del caffè hanno avuto una evoluzione nel tempo: dal ‘decotto di caffè’ preparato versando acqua bollente sulla polvere ottenuta macinando i chicchi tostati e lasciandola in infusione per un tempo determinato prima di filtrare – il metodo è quello ancora utilizzato per il caffè americano o per preparare l’orzo – si è passati oggi ad una estrazione velocissima, in cui la temperatura, la potenza della pressione generata dalla macchina e, non ultima, la migliore qualità dell’acqua utilizzata, hanno completamente cambiato il modo di bere il caffè, che può esprimere tutti i suoi aromi migliori e più caratteristici.

Museo del caffè Bontadi: collezioni di caffettiere

Museo del caffè Bontadi: collezioni di caffettiere

Cosa sarebbe il caffè senza la macchina del caffè?

Quella che può considerarsi come la prima vera macchina del caffè risale al 1885 ed era stata progettata soprattutto per per garantire l’erogazione continuativa di caffè nei numerosi locali specializzati che pian piano si andavano affermando come luogo di incontro e di socialità: nascono le caffetterie come luogo di incontro e di condivisione del pensiero. Nonostante fosse una macchina relativamente complessa, nell’aspetto era  simile ad un boiler ed il vero vantaggio di tutto l’armamentario era la continuità nell’erogazione di acqua calda grazie alla presenza integrata di un fornello a legna. Se assaggiassimo oggi il caffè preparato con questo strumento, probabilmente non riusciremmo a berne nemmeno un sorso: una brodaglia torbida e dal sapore metallico. Bleah!

La prima ‘vera’ macchina da espresso, che utilizza la forza del vapore per estrarre il caffè,  nasce solo nel 1901 e continua a mantenere la tipica forma a colonna verticale. Il caffè che si otteneva non era ancora un gran caffè – in ogni caso, era una bevanda il cui gusto era ben lontano da quello a cui siamo abituati oggi – perché la pressione era insufficiente ad ottenere un prodotto di buona qualità e generalmente la bevanda che se ne otteneva aveva un retrogusto bruciato e amaro.

Il caffè espresso all’italiana – quello bello corposo, su cui galleggia la caratteristica crema color nocciola densa e profumata –  è tutto sommato recente ed è un traguardo raggiunto dall’ingegneria italiana: la prima macchina in grado di preparare un caffè espresso degno di questo nome è solo del 1948 ed il progetto si deve ad Achille Gaggia, che inventa una macchina idro-compressa a leva, che diverrà l’archetipo di tutte le macchine da caffè che verranno dopo.

Per la prima volta, la macchina del caffè riesce a raggiungere i 6,5 bar di pressione e ciò permette l’emulsione dei diversi composti del caffè e l’estrazione della crema. Inizia così l’avventura delle macchine da caffè espresso moderne.

Museo del caffè Bontadi: macchine da caffè espresso Cimbali

Museo del caffè Bontadi: macchine da caffè espresso Cimbali

E di quanto le aziende avessero interesse a creare  macchine non solo funzionanti e valide ma anche belle a vedersi, è evidente nelle sale espositive del Museo del Caffè Bontadi: è un excursus nel design italiano del XX secolo, con macchine da bar per caffè espresso con scocche che riprendono le correnti artistiche dell’epoca, tanto che è davvero facile immaginarle come delle prime donne  al centro della scena (ops, del bancone!).

Di macchine per caffè espresso al Museo del Caffè Bontadi che ne sono parecchie e di aziende molto note – Gaggia, Cimbali, Faema – ma quella che a me è piaciuta di più, così piccola e compatta ed al tempo stesso di grande design, è la Vittoria Arduino (la vedete in foto).

Le dimensioni ridotte erano importanti per poter installare le macchine da caffè anche su navi e treni: il caffè non era più solo una bevanda da gustare a casa o in caffetteria ma era diventato un compagno di viaggio.

Museo del caffè Bontadi: macchina per caffè espresso Victoria Arduino

Museo del caffè Bontadi: macchina per caffè espresso Victoria Arduino

Il mondo del caffè

Pochi Paesi al Mondo come l’Italia hanno una vera e propria venerazione per la corroborante bevanda ed il Museo del Caffè Bontadi ci ricorda che accanto alle macchine per espresso il mondo del caffè è fatto anche di caffettiere napoletane, di moka, di  macchine familiari che utilizzano cialde o capsule. In esposizione anche macinini da caffè, caffettiere più o meno famose (dalla diffusissima Bialetti alla Pulcina della Alessi), macchine ad uso familiare, servizi di tazzine di finissima porcellana ideali per assaporare il caffè, attrezzi e macchinari da torrefazione.

Il profumo intenso del caffè appena torrefatto continua ad accompagnare nell’esplorazione il visitatore ma ben presto se ne comprende l’origine: quasi senza soluzione di continuità con il Museo del Caffè Bontadi  ci sono gli spazi della moderna torrefazione Bontadi: sacchi di juta pieni di chicchi essiccati che arrivano dalla cosiddetta Coffee Belt, ovvero la zona di produzione del caffè compresa tra i due tropici:  Brasile, Guatemala, Etiopia, Colombia, Vietnam, Messico, Indonesia sono tra i Paesi dove sono presenti coltivazioni di caffè, ciascuno con caratteristiche ben definite che variano in base all’altitudine di coltivazione, alle caratteristiche del terreno, al periodo di raccolta.

Nella torrefazione Bontadi le macchine utilizzate per la tostatura sono di ultima generazione e per mantenere le qualità organolettiche dei chicchi, in attesa di essere lavorato il caffè viene  mantenuto in ambienti ad atmosfera modificata tramite gas inerti. Dietro le macchine, tuttavia,  c’è sempre la capacità e l’esperienza dei torrefattori, imprescindibile in una produzione industriale che ha fatto la scelto della qualità.

Offrire un caffè è un gesto di cordialità, di attenzione, di cura. Prendere un caffè insieme significa scegliere di condividere un momento della propria vita.  Il caffè è energia ma soprattutto rassicura, consola, scaccia la malinconia e la solitudine. Come dice Erri De luca, “A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco”.

La Torrefazione Bontadi

La Torrefazione Bontadi

Maggiori informazioni:

  • Il Museo del Caffè Collezione Bontadi si trova a Rovereto in Vicolo del Messaggero n. 10, un caratteristico vicolo coperto con sottoportici (da cui si arriva anche al Parking del centro storico, molto comodo). Per prenotare una visita guidata, si deve compilare il modulo che si trova sul sito (sezione Museo Co.Bo/visite guidate) .
  • Il link del sito è: https://www.bontadi.it/it/
  • Se per mille motivi non riuscite a visitare il Museo del Caffè Bontadi, potete comunque assaggiare il ‘caffè più antico d’Italia’ nella Caffetteria Bontadi di Piazza Cesare Battisti (già Piazza delle Oche).

Abbiamo avuto il piacere di visitare il Museo del Caffè Bontadi in occasione del blogtour alla scoperta del mondo della Grappa Trentina e della Vallagarina, in collaborazione con l’Istituto di Tutela Grappa Trentina, accompagnati dal proprietario Stefano Andreis. Generalmente la visita si conclude con una degustazione.

 

 

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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