Itinerario in Bretagna in auto tra Morbihan e Finistere

È davvero tempo di riprendere il filo del racconto per accompagnarvi lungo l’itinerario in Bretagna in auto che abbiamo fatto dopo essere stati 4 giorni a Nantes: sarà come sempre un articolo generale ed informativo, che spero vi sarà di ispirazione per organizzare un viaggio lungo le bellissime coste e le spettacolari campagne bretoni del Morbihan e del Finistère, visitando paesini dallo spirito indomito e cittadine storiche di incommensurabile bellezza.

Perché abbiamo scelto proprio questo lembo di Bretagna per il nostro mini itinerario? Innanzitutto, perché già in precedenza avevamo visitato i luoghi più conosciuti della Bretagna: Mont-Saint-Michel (che in realtà è al confine con la Normandia), Cancale, Caen, Saint-Malo,  Hofleur, l’Isola di Bréhat e tanto, tanto altro. Se volete approfondire, trovate tutto nel post “Viaggio in Normandia, Bretagna e Valle della Loira in auto  anche questo un post utilissimo per definire un itinerario di visita.

Va detto subito che Nantes – con il suo aeroporto internazionale ed una grandissima offerta artistica e culturale – è il punto di partenza ideale per un tour lungo le coste occidentali della Bretagna. Anzi, vi consiglio caldamente di riservare alla visita di Nantes almeno un paio di giorni, perché ne vale davvero la pena!

Un itinerario in Bretagna in auto (a noleggio)

Se per visitare Nantes non serve avere a disposizione un’auto, è quasi obbligatorio noleggiare una vettura per spostarsi lungo le coste bretoni, perché i trasporti pubblici, sebbene siano capillari e frequenti, non vi permetteranno di percorrere le stradine che costeggiano l’oceano, fermarvi nei paeselli che sembrano fermi nel tempo, sostare nei ristorantini  senza troppe pretese dove con qualche decina di euro potrete pranzare con soddisfazione.

Soprattutto, vi costringerebbero ad essere legati ad orari e coincidenze senza poter seguire i vostri ritmi e desideri. Il bello di un viaggio on the road è proprio questo: seguire un itinerario ma al tempo stesso avere la possibilità di cambiarlo – stravolgerlo, addirittura – senza troppi problemi.

Noi abbiamo noleggiato la nostra vettura in Francia utilizzando un portale di comparazione che consente di visionare decine e decine di possibilità di noleggio. Noleggiare un’auto in Francia con Discover Car  è estremamente facile perché il portale consente di selezionare la città ed il luogo di prelievo, la tipologia di auto, le condizioni di noleggio, i costi più o meno inclusi.

Ad esempio per Nantes erano proposte diverse soluzioni, sia il classico noleggio con il ritiro della vettura all’aeroporto (a noi non interessava, perché ci trovavamo già in città), che il noleggio presso le numerose agenzie situate nei pressi della bellissima stazione ferroviaria, opera dell’architetto Rudy Ricciotti (dovete andare a visitarla, sembra una foresta sopraelevata!).

La nostra scelta alla fine è caduta su una Ford Fiesta della compagnia Hertz, un’utilitaria senza troppi fronzoli, con navigatore e bagagliaio abbastanza ampio da contenere due valigie medie e due zainetti.

Una compagnia un pochino più costosa di altre proposte, è vero, ma con auto nuove e ben tenute ed il vantaggio di poter avere una tariffa prepagata, il chilometraggio illimitato, l’assicurazione Kasko e senza alcuna franchigia in caso di problemi o danni, tanto che non è stato  necessario nemmeno fare la consueta verifica delle condizioni della carrozzeria dell’auto. 

Inoltre, abbiamo scelto la possibilità di riportare l’auto con il serbatoio del carburante pieno perché avevamo visto su Google Maps che non distante dal punto di ritiro e consegna c’era un distributore carburante abbastanza economico (alla fine dell’articolo ci sono le indicazioni per trovarlo con facilità).

Itinerario in Bretagna in auto - la bassa marea

Itinerario in Bretagna in auto – la bassa marea

Introduzione all’itinerario della Bretagna in auto di 4 giorni per visitare le coste bretoni occidentali

L’itinerario di 4 giorni ci ha portati a percorrere circa 700 km. di strada passando dalle coste atlantiche all’entroterra bretone e visitando alcune località davvero interessanti.

Abbiamo dormito in tre hotel diversi, uno per ciascuna notte del tour mentre il 4° giorno siamo rientrati a Nantes fermandoci in un hotel Ibis Style vicino alla stazione, molto comodo sia per riconsegnare l’auto che, il giorno successivo, per raggiungere l’aeroporto e rientrare in Italia.

Per i pasti, dopo colazioni sempre molto abbondanti e con prodotti locali, a pranzo ci siamo ‘arrangiati’ molto bene con baguette farcite, panini con rilettes di pesce e gli immancabili plateau di ostriche, mentre a cena abbiamo cenato in ristoranti non lontani dagli hotel.

Fondamentale, la sosta ‘merenda’ nei forni locali per acquistare far breton (un flan a base di uova e frutta secca o sciroppata), kouign-Amann (dolcetto bretone buonissimo ma pieno di zucchero e tanto burro) ed i biscotti palet breton. Il burro in Bretagna è squisito, lievemente salato ed entra di diritto in tutte le ricette: per 4 giorni abbiamo fatto finta di nulla e dimenticato tutte le regole della sana alimentazione ed è un peccato non averlo potuto riportare a casa come souvenir!

Parte del nostro itinerario nella Bretagna occidentale è stato ispirato dai luoghi menzionati nei romanzi polizieschi di Jean-Luc Bannalec, che narrano le vicende del commissario Dupin, parigino trasferito per forza di eventi in Bretagna. Tra un mistero e l’altro, l’autore tratteggia l’immagine di una Bretagna orgogliosa e incantevole, aspra  e struggente. E da appassionati lettori, potevamo non andare a vedere con i nostri occhi i luoghi in cui sono ambientati “Intrigo bretone – Un omicidio a Pont-Aven” e “Risacca Bretone“?

Itinerario in Bretagna in auto – 1° giorno (circa 190 km.)

  • Nantes
  • Vannes
  • Carnac
  • Ostriche a pranzo
  • Spiaggia di Kerhillio
  • Port Louis – fortezza – compagnie delle indie
  • Lorient (tappa per la notte)
Vannes

Siamo partiti da Nantes la mattina alle 8.30, attraversando la zona periferica della città in direzione di Sautron per andare a prendere la strada ad alta velocità N165 in direzione Vannes. Abbiano scelto di percorrere rapidamente questo tratto di itinerario per raggiungere rapidamente la città capoluogo del Morbihan e posta in una posizione privilegiata  e panoramica sull’omonimo golfo.

Il golfo di Morbihan è davvero un incanto, soprattutto in una giornata di sole e cielo limpido: sullo specchio d’acqua, sembrano letteralmente galleggiare le decine di isolette (ben 42), tutte incredibilmente belle e benedette da un clima insolitamente piacevole per queste latitudini: non è raro vedere crescere palme, mimose, perfino aranci ! La più facile da raggiungere – è abitata e ben collegata alla terraferma – è l’Île-aux Moines (l’isola dei monaci).

Vannes è una bella città turistica, con un porto molto attivo sia come attracco per imbarcazioni da diporto che per i traghetti che portano alle isole. La parte più antica della città si sviluppa attorno alla grande cattedrale dedicata a Saint-Pierre, sulla collina, ed è ancora parzialmente circondata da mura di cinta fortificate, con porte e ponti levatoi; alcuni elementi delle mura risalgono addirittura al periodo gallo-romano!

Numerosi i palazzi e gli edifici d’epoca, tra i quali spicca lo  Château Gaillard, l’unico hôtel particulier di epoca medievale ancora esistente e che dagli inizi del XX secolo ospita il Museo Archeologico.

Se vi piacciono le case a graticcio, tipicamente bretoni, a Vannes ne trovate diverse ed entrando da Porte Saint-Vincent. Se seguite la via principale (piena di negozi e case graziose) in direzione del mercato coperto, ce ne sono tre sulla piazza ed altre nei vicini vicoletti.

Parcheggiare può essere un po’ complicato, soprattutto in alta stagione: noi abbiamo avuto la fortuna di trovare posto nel parcheggio interrato di Place Gambetta (vicino alla Porta Saint-Vincent), pagando 2€ l’ora per la sosta.

Per visitare Vannes come merita ed avere il tempo necessario per raggiungere le isole principali, dovete calcolare almeno un giorno in più sul vostro itinerario.

Carnac

Da Vannes ci siamo poi diretti in direzione di Carnac, passando per Auray. Lungo la strada campagne ben coltivate e numerose piccole fabbriche artigianali di biscotti, che abbiamo poi scoperto essere una produzione tipica di gran parte della Bretagna. Noi li abbiamo acquistati per regalarli al nostro rientro a casa, e sono proprio buoni (ed ovviamente c’è parecchio burro!). 

Carnac, con i suoi siti megalitici, con la sequenza di oltre duemila menhir che risalgono all’epoca neolitica (sono pietre di granito più o meno grandi disposte in file regolari nel terreno), è un luogo unico. Ancor prima di arrivare nella zona archeologica si incontrano numerosi cartelli che indicano dolmen e tumuli antichissimi. Insomma, se siete appassionati di archeologia – ma anche di Asterix ed Obelix, che andava sempre in giro con il suo bravo menhir  – qui siete nel posto giusto!

Non è possibile entrare nei campi dove si trovano i menhir se non con una visita guidata, tuttavia si vedono piuttosto bene dalla strada che passa accanto. Potete approfondire la conoscenza del sito ed acquistare il biglietto per la visita guidata presso la Maison des Mégalithes, dove c’è anche il parcheggio.

Itinerario in Bretagna in auto - gli allineamenti di Carnac

Itinerario in Bretagna in auto – gli allineamenti di Carnac

Un assaggio di ostriche 

Dopo aver visitato il sito megalitico abbiamo deciso di pranzare con frutti di mare freschissimi  e in Bretagna ciò significa ostriche e crostacei (ma non solo). Ci siamo quindi spostati nella zona di coltivazione di Point-du Pô, dove c’è quasi l’imbarazzo nella scelta di ostricoltori. A noi è piaciuta tantissimo la terrazza con vista mare allestita con tavolini, ombrelloni e sedie che Ty Huitres mette a disposizione dei suoi clienti. Anche i prezzi sono decisamente validi (poco più di 40€ in due) e abbiamo assaggiato un assortimento di crudi con ostriche, chiocciole di mare, vongole e gamberi accompagnati da un bicchiere di vino bianco e da pane fragrante con paté di pesce.

Una spiaggia dorata e il freddo Atlantico

Abbiamo ripreso il nostro itinerario in direzione di Port-Louis, non prima di aver fatto una breve sosta per un bagno nell’Atlantico presso la spiaggia di Kerhillio. Il parcheggio è libero ma attenzione a non fermarvi sulle dune di sabbia.

Ecco, l’Atlantico è uno spettacolo, in questo sito la spiaggia era enorme e dorata, con tanto spazio e tanti aquiloni e kite-surf che volavano alti nel cielo sospinti dal vento costante ma va detto che, perfino a luglio e con temperature decisamente più alte di quelle usuali della Bretagna (il 2022 è stato un anno caldissimo ovunque in Europa) l’acqua era gelida! Insomma, più che altro abbiamo fatto un ‘tuffetto’ e non ci siamo fidati di fare una vera e propria nuotata perché c’era molto vento e onde abbastanza grandi. E le correnti dell’oceano non perdonano.

Port-Louis

Seguendo la strada provinciale D781 abbiamo superato Plouhinec e raggiunto la città-fortezza di Port-Louis, interessante non solo per la fortezza ben conservata ma per la sua storia. Da sempre, grazie alla sua posizione strategica e al golfo naturale che garantiva un riparo sicuro alle navi, la cittadina ha avuto un ruolo strategico.

La cittadella fortificata nasce come “Forte dell’Aquila” su impulso dei militari spagnoli chiamati a sostenere con le armi la Lega Cattolica nella lotta contro gli Ugonotti. Una volta che gli spagnoli lasciarono il Forte, il complesso militare cadde in disuso e solo nel 1637 venne ricostruito e chiamato con il nuovo nome di Port-Louis in onore del Re Luigi XIII, per rivestire un ruolo fondamentale nella difesa dell’estuario del porto naturale sul fiume Blavet e dal 1664 divenne la sede della Compagnia delle Indie Orientali. 

Il forte è molto interessante ed al suo interno si può visitare anche il Museo della Compagnia delle Indie, mentre la cittadina – abitata da poco meno di 3.000 abitanti, è poco più di un paese, gradevole e con tanti negozietti sulla via principale (Grand-Rue). Non mancano parcheggi ed una bella spiaggia (Grand-Place de Port-Louis) a breve distanza dalla fortezza.

Sebbene la destinazione successiva, Lorient, porto militare e commerciale, si trovi  esattamente dall’altro lato dell’estuario del Blavet rispetto a Port Louis (in linea d’aria forse un paio di chilometri), è stato necessario percorre una quindicina di chilometri sulla provinciale D781, costeggiando il fiume e passando per la città di Lanester prima di arrivarci. Purtroppo, non c’è altra alternativa!

Loriant non è particolarmente interessante a livello storico, ma per un motivo ben preciso: durante l’occupazione tedesca della Francia, i nazisti installarono a Lorient la sede della flotta dei sottomarini U-Boot, costruendo una grande base navale con bunker a prova di bomba. Le truppe alleate americane lo trasformarono rapidamente in un obiettivo strategico su cui abbattere una tempesta di bombe, radendo  al suolo la città. 

Dove abbiamo dormito

Noi abbiamo scelto di pernottare a Lorient presso lHôtel Cléria, per una questione molto pratica: le tariffe dell’albergo erano – a parità di qualità – molto meno costose di quelle di Port-Louis, c’era il parcheggio custodito e lo studio che avevamo scelto comprendeva una cucina attrezzata. Soprattutto, la la città di Lorient si trova in una posizione ideale per poi proseguire verso Port de Kerroch ed i suoi spettacolari campi di golf sull’oceano, che volevamo assolutamente vedere.

Piuttosto stanchi, abbiamo deciso per una volta di non uscire a cena e abbiamo preso il necessario per prepararci un’insalata da accompagnare con un tagliere di formaggi e frutta al supermercato vicino l’hotel. 

Itinerario in Bretagna in auto – 2° giorno (circa 100 km.)

  • Lorient
  • Le Fort Bloqué
  • Pont-Aven
  • Concarneau (tappa per la notte)
Le Fort Bloqué

Come da programma, siamo partiti abbastanza presto da Lorient per raggiungere nuovamente la costa atlantica e seguire la strada litoranea che porta fino a Kerbrest. Da un lato il mare, dall’altro la brughiera dove trovano rifugio numerose specie di avifauna (che apprezzano particolarmente la riserva naturale di Le Petit Loch).

Ancor prima, lungo la strada, si passa in mezzo al particolarissimo campo di golf di Ploemeur, con le sue 18 buche a poca distanza dall’Oceano. Una sfida per i giocatori, che al contempo possono godere di un panorama senza eguali!

Si incontra anche qualche campeggio e villaggi di case utilizzate per il turismo estivo. Il paese più grande è Le Fort Bloqué, che prende il nome da un piccolo forte costruito a metà del XIX secolo su un isolotto che si trova a poca distanza dalla terra ferma.

In precedenza sull’isolotto c’era una fortificazione costruita nel 1748 per resistere agli invasori inglesi e la vera curiosità è che – sebbene il forte si trovi in mezzo al mare – con la bassa marea si può raggiungere anche a piedi.

Le coste bretoni sono interessate da un evidente fenomeno di maree, che in alcuni casi modificano l’aspetto della costa anche per chilometri. Poiché il passaggio da bassa marea ad alta marea è piuttosto repentino, prima di avventurarsi a piedi e raggiungere il Forte è bene informarsi sugli orari di variazione.

Nel villaggio di Le Fort Bloqué ci siamo fermati per acquistare qualche dolcetto ‘da viaggio‘ presso il piccolo forno locale (Le Fournil de Fort Bloqué), che a nostro parere sforna i più buoni (ed economici) di tutti quelli che abbiamo assaggiato in questo itinerario bretone.

Riprendendo la strada costiera, poco più avanti, sulla destra, una deviazione porta ad un altra piccola fortezza storica, anche questa costruita nel XVIII° secolo (Fort du Loch): ci si arriva facilmente, con una breve passeggiata, dal vicino parcheggio ma a dirla tutta non c’è moltissimo da vedere se non la sua architettura militare.

Arrivati a  Kerbrest, abbiamo lasciato la costa e il dipartimento del Morbihan per entrare in quello del Finistére. E in poco meno di 30 km.,  abbiamo raggiunto la deliziosa cittadina di Pont-Aven.

Le Fort Bloqué

Le Fort Bloqué

Pont-Aven

In questa zona di Bretagna sono molti i paesi e le cittadine che hanno uno sbocco sul mare pur essendo nell’entroterra, grazie alla presenza di fiordi o di fiumi che li attraversano e giungono fino al mare. E’ questo il caso di Pont-Aven, attraversata dal fiume Aven che incontra l’Oceano a Port-Manech, a più di 10 chilometri di distanza. Quindi non stupitevi nemmeno troppo di trovare nel centro di Pont-Aven un vero e proprio porticciolo turistico!

Se avete tempo, è interessante seguire il percorso dei mulini ad acqua dell’Aven, barriere posizionate sul fiume che permettevano di sfruttare la forza dell’acqua per far andare le macine.

Pont-Aven  tuttavia è famosa per l’arte e non a caso: in quello che al tempo era poco più di un villaggio, a partire dal 1860 iniziò a soggiornare una vivace comunità di pittori parigini particolarmente ispirati dall’atmosfera di questa località. Tra loro vi erano i pittori post-impressionisti Emile Bernard, Paul Sérusier e soprattutto Paul Gauguin, che a Pont-Aven  diede vita  ad un vero e proprio movimento artistico, la Scuola di Pont-Aven.

Il corso del fiume Aven a Pont-Aven Licenza Pixabay - photo: alessandra1barbieri

Il corso del fiume Aven a Pont-Aven Licenza Pixabay – photo: alessandra1barbieri

Pont-Aven - Photo: By Moonik - Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19511869

Pont-Aven – Photo: By Moonik

Concarneau

La destinazione successiva – ed anche il luogo che avevamo scelto per pernottare – è stata la città di Concarneau, che da Pont-Aven è lontana circa 18 chilometri. Complessivamente è stato un giorno di piccoli spostamenti e poche tappe, che ci ha permesso di visitare con un minimo di calma le due città. In entrambe è ambientato il romanzo di Jean-Luc Bannalec “Intrigo bretone – Un omicidio a Pont-Aven”, la cui trama vede il commissario Dupin alle prese con un intrigo e diversi omicidi avvenuti in un hotel storico di Pont-Aven.  

La parte moderna di Concarneau è, appunto, moderna e i luoghi più interessanti sono il Marinarium presso l’Istituto di ricerche marine, qualche edificio classico, il mercato coperto (aperto la mattina e talvolta il pomeriggio) e la via principale con i negozi. Da considerare anche la presenza di belle spiagge di sabbia chiara, che invitano a prendere il sole.

Concarneau  è famosa soprattutto per la cosiddetta ‘città chiusa’ (o ‘città murata’), una cittadella davvero piccola, solo 380 metri di lunghezza per circa 100 metri di larghezza, edificata attorno all’anno mille su un’isolotto del golfo. La città chiusa è davvero interessante, se non fosse che in estate, in alta stagione, è letteralmente presa d’assalto dai turisti.

Concarneau - Città chiusa, il campanile - faro

Concarneau – Città chiusa, il campanile – faro

Connessa con la terra ferma attraverso un piccolo ponte (un tempo levatoio) affiancato da una caratteristica torretta con orologio, il piccolo agglomerato storico è inserito in una fortezza militare con mura di granito spesse da 2 a 3 metri, costruita su progetto di quel genio dell’architettura militare che è Vauban. La città chiusa si può raggiungere, oltre che via terra, anche tramite un piccolo traghetto che parte dal Passage, un tempo quartiere abitato dai pescatori. A voi la scelta!

Noi siamo arrivati per scelta dopo le 17.00, quando la maggior parte dei gruppi turistici giornalieri erano già andati via. Lasciata l’auto nel grande parcheggio a pagamento davanti al mercato coperto, siamo entrati al caffè L’Amiral per vedere il bar dove il Commissario Dupin tutti i giorni fa colazione e rifornimento di caffeina senza la quale non ragiona nemmeno.

Abbiamo quindi attraversato il ponticello per entrare nella città chiusa: che all’inizio ci ha un po’ lasciati spiazzati perché ovunque (ovunque!) ci sono negozi, botteghine, rivendite, ristorantini specializzati in tutto ciò che ha una parvenza di ‘bretone’.

Se siete in vena di acquisti, troverete le classiche magliette marinière a righe bianche e blu, oggettistica più o meno interessante, l’immancabile sidro, il caramello al burro salato che è un peccato di gola a cui è davvero difficile  resistere.

Terribilmente turistica. E al tempo stesso così affascinante, con le case antiche con gli abbaini (ne restano solo due con le tradizionali facciate a graticcio) , le imposte delle finestre colorate, la chiesa con il campanile simile ad un faro, il Museo della pesca e le strutture militari ben visibili. C’è perfino un giardino ed un anfiteatro (moderno) utilizzato per spettacoli all’aperto. Insomma: se andate nella Bretagna occidentale, Concarneau va visitata!

Per girare con calma la città murata calcolate un paio di ore, qualcosa in più se volete visitare anche il Museo.

Concarneau la città chiusa

Dove abbiamo dormito

Per la sosta a Concarneau abbiamo scelto un albergo bello e con vista, il Thalasso Resort Concarneau, con stanze arredate in stile moderno e la possibilità di utilizzare (con un supplemento) la SPA e la piscina di acqua di mare riscaldata. L’hotel si trova davanti alla spiaggia delle Sabbie Bianche, una delle più belle di Concarneau, e dispone di ampio parcheggio ed un ottimo ristorante, dove abbiamo cenato con un menù degustazione. La sua posizione, poi, era perfetta per ripartire alla volta della tappa principale del terzo giorno di tour, Pointe du Raz.

Itinerario in Bretagna in auto – 3° giorno (circa 150 km.) 

  • Concarneau
  • Pointe du Raz
  • Sidreria Kerne
  • Quimper (tappa per la notte)
Pointe du Raz

La mattina del terzo giorno di tour – che non prevedeva particolari soste turistiche intermedie ma solo il trasferimento verso Pointe du Raz, lingua rocciosa protesa nell’Oceano che è considerata l’estremità della Francia più ad occidente – abbiamo preferito fare colazione con calma e siamo partiti attorno alle 10.00 del mattino.

La strada è piacevole da percorrere ed è relativamente breve in termini di chilometri (da Concarneau a Pointe du Raz sono poco meno di 80 chilometri) ma diventa lunga per via dei limiti di velocità. Il paesaggio pian piano cambia: i centri abitati diventano meno frequenti, i paesi più piccoli, i boschi di querce più folti, i pascoli sono talmente verdi che sembrano dipinti.

La Forêt-Fouesnant, Pont-l’Abbé, Pouldreuzic, Plouhinec, Plogoff sono solo alcuni dei villaggi attraversati, che davvero avrebbero meritato – ciascuno di loro – del tempo dedicato. Ci siamo solo fermati velocemente a Confort-Meilars per visitare la chiesa ed uno dei tipici ‘Calvaire‘, strutture artistiche in pietra che raffigurano la crocifissione, tipiche di questa zona della Bretagna.

Un Calvaire bretone a Confort-Meilars

Un Calvaire bretone a Confort-Meilars

Prima di arrivare al Pointe du Raz, una sosta piacevolissima per pranzo da Monsieur Papier, un negozio che è al tempo stesso libreria, cartoleria, punto di ristoro e offre ai suoi clienti una bellissima vista su uno ‘spicchio’ blu di Oceano. Si trova alla fine della frazione Lescoff e lo consigliamo caldamente, anche solo per prendere un caffè e fare un giro tra i prodotti esclusivi di cartoleria che vende.

A Pointe du Raz ci si arriva solo a piedi: si deve lasciare l’auto al grande parcheggio e punto informativo (nell’estate 2022 il costo per la sosta delle auto era di 8€) e quindi incamminarsi sullo sterrato che porta al faro.

Un percorso facile, neppure troppo lungo e si arriva fino allo sperone di roccia da cui parte la scogliera che si tuffa nell’Oceano, in direzione del Faro de la Vieille, un raggio di luce circondato dal mare. Ci si sente piccoli, un nulla, davanti alla grandezza dell’Oceano.

La stessa sensazione l’avevamo provata al Cabo de Roca, in Portogallo, anche se qui si è letteralmente protesi nel mare mentre le scogliere portoghesi fornivano un solido ancoraggio fisico e mentale alla terraferma.

Prima di tornare indietro, siamo scesi fino alla Plage de la Baie des Trépassés, da cui si vedono bene sia la Pointe du Raz (a sinistra) che la Pointe du Van (a destra). Il nome della spiaggia è legato a naufragi e sventure marittime (pare che i corpi dei naufraghi venissero sospinti dalle correnti su queste rive), tuttavia oggi è un lido particolarmente amato dai surfisti per il vento che vi soffia costante. 

Tornando indietro in direzione di Quimper (sono 54 chilometri in totale) ci siamo fermati a Pouldrezic per fare acquisti (e degustazioni) alla sidreria Kerné. Il sidro di mele bretone è molto buono, più o meno fruttato, e viene prodotto seguendo ancora metodi artigianali. Non solo sidro:  nell’azienda è possibile seguire un percorso informativo – anche a misura di bambini – per scoprire la storia della bevanda  e della coltivazione di mele in Bretagna. 

Pointe du Raz, faro di La Vieille e Isola di Sein

Pointe du Raz, faro di La Vieille e Isola di Sein (Finistère – France) – Photo – Jean-Pol GRANDMONT

Quimper

Siamo arrivati a Locmaria (il quartiere più antico di Quimper) nel tardo pomeriggio, giusto in tempo per una bella passeggiata esplorativa della città vecchia seguendo in parte il corso del fiume Odet. Arrivati nel centro cittadino, si cammina su strade acciottolate e ci sono numerose case a graticcio da ammirare. La bella Cattedrale gotica di Saint-Corentin, con le sue guglie gemelle e le vetrate è, insieme al mercato coperto dedicato a Saint-François, uno dei luoghi di Quimper da non perdere.

Quimper ha un’origine gallo-romana: i romani costruirono nel quartiere di Locmaria un piccolo porto sicuro, riparato dalle tempeste e successivamente la località divenne un centro religioso cristiano piuttosto importante.

A partire dagli inizi del XVIII° secolo, Quimper diviene famosa per la lavorazione della ceramica: stoviglie, oggetti di uso quotidiano così come oggetti d’arte vengono ancora oggi prodotti nei laboratori artigianali Henriot-Quimper (che si possono visitare). Per avere una visione globale della storia della ceramica a Quimper, il Musée de la Faïence è l’indirizzo giusto.

Sempre a Locmaria nel 1997 hanno riprodotto i Giardini del Priorato, che riprendono il tipico ‘orto dei semplici’ parte dell’Abbazia benedettina femminile fondata nell’XI secolo (di cui resta la struttura e parte del chiostro) e della chiesa romanica dedicata a Notre-Dame de Locmaria.

La Cattedrale di Quimper vista dal fiume Odet - Photo Romain Cormier

La Cattedrale di Quimper vista dal fiume Odet – Photo Romain Cormier

Dove abbiamo dormito

Il nostro ‘rifugio per la notte’ è stato l’Hotel Ginko, un piacevolissimo hotel 4 stelle con SPA vicino al fiume, proprio davanti ai giardini del Priorato. Camera ampie arredate con gusto, una colazione validissima con prodotti bretoni (ottimi i dolci, tra cui il kouign amann, il far e i biscotti locali) ed affettati e formaggi di fattoria. Ampio il parcheggio a disposizione degli ospiti. Per cena siamo stati a La Feuillantine, a meno di 200 metri dall’albergo: è un ristorante ‘semi-gastronomico’ (così è definito sul menù) con una particolarità: l’antipasto ed il dolce non si pagano perché inclusi nel costo (variabile) del piatto principale.

Itinerario in Bretagna in auto – 4° giorno (circa 300 km.)

  • Quimper
  • Brocelandia
  • La Gacilly
  • Nantes (tappa per la notte)
La foresta di Brocelandia

E’ stato il giorno più lungo in termini di chilometri percorsi e a differenza dei giorni precedenti abbiamo preferito utilizzare – ove possibile – strade di scorrimento veloci per ottimizzare i tempi. In parte le zone attraversate le avevamo già visitate nel tour precedente, inclusa la bellissima zona della foresta di Brocelandia.

Un territorio magico, entrato nella leggenda e nella letteratura perché il mito vuole che sia legato alla saga arturiana e soprattutto sia il luogo dove si trova la tomba del Mago Merlino. Il paesaggio è – mai come in questo caso! – fantastico: una foresta fitta, che improvvisamente a Paimpol si apre per lasciare il posto ad un grande stagno che lambisce l’Abbazia del XIII° secolo. E sì, forse la tomba di Merlino esiste davvero, anche se a vederla non è altro che un dolmen di pietra.

La Gacilly

Tanti chilometri ed un paio di ore di viaggio sono stati necessari per raggiungere La Gacilly, un paese che volevo visitare da tempo, per più motivi. La Gacilly è diventata famosa grazie all’azienda di prodotti cosmetici Yves Rocher, che ha scelto di esaltare nei suoi prodotti le proprietà delle essenze botaniche caratteristiche della Bretagna. E’ grazie a questo imprenditore che una località di campagna – graziosa ma simile a tante altre – è diventata un centro di arte e cultura capace di attrarre milioni di persone.

La Gacilly come appare oggi è infatti la realizzazione del sogno di Yves Rocher, che qui era nato: vi hanno sede i laboratori e gli uffici aziendali ed è, soprattutto, un paese-cartolina che corrisponde esattamente a ciò che ci sia aspetta – un po’ idealizzando in verità – da una località bretone.

La Gacilly - il complesso museale di Yves Rocher

La Gacilly – il complesso museale di Yves Rocher

Case in pietra al massimo di due piani con i tetti di ardesia, finestre dalle imposte colorate, ovunque tantissimi fiori, botteghe artigianali, un bel fiume che scorre accanto al paese e che si può percorrere in canoa.

Un ponticello grazioso porta dritto dritto al Museo di Yves Rocher, al suo ristorante botanico ed (ovviamente!) al negozio dove si possono acquistare i prodotti cosmetici, comprese le novità ancora con commercializzate. E’ possibile seguire anche un percorso di visita nel giardino botanico dell’azienda, con oltre 1.500 fiori ed essenze che sono alla base delle formulazioni cosmetiche.

In più, in estate, a La Gacilly si svolge dal 2014 il Festival della Fotografia, con temi legati all’ambiente, alla sostenibilità, all’ecologia ed al futuro del Pianeta. Il Festival ha visto la presenza di opere di autori famosi come Capa, Mc Curry, Doisneau e le foto – oltre ad essere esposte in un percorso immerso nella natura – invadono letteralmente le vie e le piazze con grandi stampe affisse perfino sulle pareti delle case.

Il Festival della Fotografia di La Gacilly  contribuisce a rendere il piccolo paese uno dei luoghi più visitati della Bretagna. Per il 2023, il festival è programmato dal  1° giugno al 1° ottobre.

La Gacilly - Festival della fotografia 2022

La Gacilly – Festival della fotografia 2022

Il paese è turistico ma è molto piacevole e indubbiamente la mostra fotografica è bellissima, le stradine fiorite invitano chiunque a scattare tante foto, i piccoli negozi propongono oggetti di design artigianale difficili da trovare altrove e gli spazi dell’azienda cosmetica sono curati con maniacale attenzione.

Un piccolo consiglio: il sabato e la domenica, i giorni più affollati di turisti, può essere un po’ complicato trovare parcheggio vicino al centro cittadino. Se può esservi utile, noi abbiamo lasciato la macchina in un parcheggio un po’ nascosto vicino al Collège Saint-Anne.

Sulle strade di Bretagna verso Nantes

Non c’è viaggio senza un piccolo contrattempo ed anche questo itinerario in Bretagna in auto non è stato da meno. Nulla di tragico e a dirla tutta è stato un contrattempo positivo perché ci ha dato la possibilità di scoprire una zona della Francia che mai avremmo preso in considerazione. Per farla breve: ad una ventina di chilometri da La Gacilly, in direzione di Nantes, il navigatore ha deciso che avremmo dovuto fare un bel giro turistico delle campagne e ci ha indirizzato verso stradine che dire secondarie è poco.

Abbiamo però visto belle dimore di campagna, boschi e foreste di dimensioni ragguardevoli, allevamenti di bovini e di cavalli, micro-paesi con una manciata di case attorno ad una chiesetta e a un piccolo bar – spesso l’unico esercizio commerciale del circondario – che è al tempo stesso ristorante, caffetteria, fornaio, edicola, ufficio del turismo, punto di recapito postale e luogo di ritrovo. Realtà  idilliache, lontane dalla confusione ed al tempo stesso non troppo distanti dalle grandi località che possono offrire tutti i servizi necessari.

Vista oceano da Monsieur Papier (Lescoff)

Vista oceano da Monsieur Papier (Lescoff)

Il rientro a Nantes è stato quindi estremamente lento e tranquillo – niente ansia, perché al momento di noleggiare l’auto avevamo inserito tempi ampi di restituzione della vettura – e con tutto il tempo per fare il pieno di benzina prima di  riconsegnare l’auto. A tal proposito, può esservi utile sapere che il distributore di carburante più vicino a Rue de Cornulier (dove ci sono diverse compagnie di noleggio, non solo ha Hertz) è la Station Service Carrefour e si trova vicino al centro commerciale Nantes Beaulieu, in Rue Gäetan Rondeau – zona Île de Nantes, a 2 km. di strada.

Informazioni, suggerimenti e riflessioni sparse (con il senno di poi )

  • Alla fine del nostro itinerario in Bretagna in auto, la prima constatazione che abbiamo fatto è che 4 giorni di tour sono davvero pochi: sarebbe stata necessaria almeno una settimana per poter avere il tempo di visitare (e vivere) con calma alcune delle città visitate. Sicuramente Quimper e Pont-Aven avrebbero meritato più tempo e saremmo potuti arrivare fino a Brest e a Roscoff, in modo da ‘chiudere’ l’esplorazione della Bretagna costiera.  
  • Altro elemento da tenere in considerazione è il periodo di altissima stagione: sarebbe stato meglio – in termini di fruibilità dei luoghi visitati – percorrere l’itinerario a giugno anziché a fine luglio, quando la Bretagna diventa la meta prediletta e tantissimi francesi dei Dipartimenti più interni della Francia raggiungono le sue coste per le vacanze al mare.
  • Sebbene non ci siano grandi problemi di sicurezza, è generalmente buona abitudine evitare di lasciare in auto ‘a vista’ valigie ed oggetti personali e se vi è possibile, quando dovete sostare per visitare una località ed avete i bagagli a bordo, cercate di utilizzare un parcheggio custodito o comunque parcheggiare in un luogo frequentato. Non lasciate mai a vista le cartine stradali, che vi identificano immediatamente come turisti!
  • Le strade in Bretagna sono generalmente in ottime condizioni e sebbene ci siano strade ad alto scorrimento a 4 corsie, equiparabili alle autostrade, non si paga pedaggio.
  • Nantes, considerata la porta della Bretagna e base di partenza del nostro tour, si raggiunge dall’Italia via aereo (vi fanno scalo più compagnie) oppure da Parigi in treno, con viaggio di un paio di ore.
Concarneau, la via principale della città chiusa

Concarneau, la via principale della città chiusa

(si ringrazia Discover Car per il supporto)

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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